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1) Dizion. 5° Ed. .
ECCETERA.
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Dizion. 5 ° Ed.
ECCETERA.
Voce formata dalla locuzione latina et cetera, la quale significa E le restanti cose, o E le altre cose:
Definiz: si usa, a modo di avverbio, quando nel discorso si omette alcun che avente connessione con ciò che si è detto innanzi, e facile a sottintendersi da chi legge od ascolta; o quando s'interrompe un'enumerazione, o la citazione d'un passo, di una sentenza, di una formula, di parole altrui, e simili. ‒
Esempio: Cavalc. Pungil. 242: E la voce del Padre s'udì, che disse: Questo è il mio Figliuolo diletto, eccetera.
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 1, 9: Una cedola me rider farebbe Che cominciasse: A chi presenterà La presente io, eccetera, prometto Di pagar mille scudi.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 96: Sovvengati nel viaggio da par tuo, che tu facesti in mia compagnia a Pisa, Lucca, eccetera.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 450: Millantarsi è detto dal gonfiare il numero, nelle recite dell'imprese;... derivato dal mille, detto millanta per ischerzo, colla desinenza del quaranta, cinquanta, eccetera.
Esempio: Nell. Iac. Serv. 3, 5: Per fargli ciò credere più assolutamente, dice un monte di mal di loro, quando son lontani: che non gli può patire; che la seccano; e che hanno questo e quell'altro mancamento, eccetera.
Esempio: Giust. Vers. 265: Per disgusti eccetera, Da non rinfrancescarsi, Ci servì nelle regole!
Definiz: § I. Si usa anche in forza di Sost. masc. indecl. Così per esempio:
Esempio: Esempio del Compilatore Un eccetera può esser talvolta un bello espediente di prudenza.
Esempio: Esempio del Compilatore Gli eccetera stanno male in una scrittura grave ed elegante.
Definiz: § II. Trovasi usato in forza di Sost. femm. ‒
Esempio: Salvin. Annot. Bocc. Com. 359: Nelle cui nozze ec. non fu invitata la Dea della discordia, ec. Queste eccetere mi dimostrano che il Boccacci vi volesse aggiugnere.